GONFIORE E ROSSORE: I PROCESSI DELL’INFIAMMAZIONE

gonfiore e rossore

Dolore e infiammazione sono due termini spesso sovrapposti, anche se in realtà sono due cose diverse con aspetti comuni.

Già nel I sec. D.C Celso individuò i 4 segni dell’infiammazione: rubor (rossore dovuto all’aumento di sangue nell’area), tumor (gonfiore dell’area dovuto all’edema), calor (calore dovuto all’innalzamento della temperatura nell’area interessata), dolor (dolore provocato dal rilascio delle prostaglandine sulle terminazioni nervose).

Nel II sec. d.C Galeno aggiungerà il quinto segno, la functio laesa (inibizione della funzionalità dell’area colpita, succede soprattutto in caso di infiammazione alle articolazioni).

Questi assunti valgono ora come allora.

Nella maggior parte dei casi il dolore provato in un distretto del corpo (ad esempio la cefalea o la mialgia ovvero il dolore alla testa o ad un muscolo), è spesso causato da una sottostante infiammazione.

Il processo infiammatorio comporta una successione di modificazioni che avvengono in un tessuto vivente in risposta ad una lesione, purché questa non sia di grado tale da distruggere la struttura e la vitalità del tessuto.

L’infiammazione è soprattutto una risposta protettiva, il cui fine è quello di rimuovere l’agente eziologico causa della lesione tissutale (es. tossine o microbi), ma i processi riparativi possono rivelarsi dannosi.

Spesso si possono usare per uso topico una pomata antinfiammatoria e per via orale degli antinfiammatori naturali.

Quale sia la causa scatenante dell’infiammazione (traumi, infezioni…), il meccanismo d’azione è sempre lo stesso: vengono attivate le Cox 1 e le Cox 2, enzimi detti ciclossigenasi, ubiquitari nel corpo che promuovono la liberazione delle prostaglandine sostanze con una spiccata azione pro-infiammatoria.

Sono proprio le prostaglandine le responsabili del dolore, e sono in grado di stimolare le terminazioni nervose della sensibilità innestando un’azione di irritazione ancora più intensa a seconda di dove si manifesta l’infiammazione.

Generalmente il dolore è urente, vale a dire bruciante ed acuto.

Se si tratta di un muscolo o di un’articolazione può essere sordo e costante a riposo, ma acutizzarsi con il movimento.

Se si tratta di una mucosa può presentarsi come un’irritazione che peggiora con il tempo (come nel caso della gastrite o della faringite).

Il rossore è, in genere, il primo segno riconoscibile, indica che la reazione è localizzata e consente la migrazione di leucociti e fagociti del sistema immunitario che riparano il danno allontanando dall’area gli scarti da eliminare e proprio per questo la zona colpita appare rossa e gonfia.

La persistenza di un processo infiammatorio fa si che l’infiammazione passi da acuta a cronica, con possibilità di danni rilevanti (e talvolta irreversibili) ai tessuti.

L’infiammazione acuta è necessaria per dare il via alla riparazione, quella cronica può bloccarla.

 

GONFIORE E ROSSORE: TIPOLOGIE D’INFIAMMAZIONE

Nell’infiammazione acuta la zona colpita presenta rossore e gonfiore e spesso la funzionalità dell’organo viene meno.

È causata da infezioni, lesioni e traumi, è rapida ad insorgere così come a scomparire.

L’infiammazione cronica è dovuta ad esempio al fumo, ad uno scorretto regime alimentare, alla sedentarietà, allo stress, all’obesità.

Lo stimolo che la provoca persiste nel tempo, quasi sempre i sintomi non sono evidenti ed il tessuto subisce modificazioni sia funzionali che metaboliche.

Le malattie infiammatorie sono patologie molto diverse tra loro, ma accomunate dal fatto che uno stato infiammatorio cronico provoca una reazione immunitaria anomala in cui si colpiscono le cellule sane invece degli agenti patogeni.

Tra queste ricordiamo le malattie infiammatorie croniche intestinali, come il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, quelle reumatiche come l’artrite reumatoide o quelle psoriasiche come la psoriasi e l’artrite psoriasica.

 

GONFIORE E ROSSORE: I CAMPANELLI D’ALLARME

Il gonfiore o tumefazione di un’articolazione o la difficoltà a muovere l’articolazione interessata associato ad un dolore che persiste oltre i 7-10 giorni e che non migliora con i classici antinfiammatori può essere indice di un’artrite idiopatica giovanile.

Le chiazze che conferiscono rossore, se coperte di squame e posizionate su zone ben definite (superfici estensorie di ginocchia e gomiti, condotto uditivo esterno e cuoio capelluto) possono essere segnali di psoriasi (spesso caratterizzata da familiarità).

L’uveite è in genere asintomatica, quando è associata ad alcune forme di artrite giovanile.

In altre circostanze può presentare rossore dell’occhio, dolore della cavità orbitale, irritabilità alla luce e lacrimazione.

Nel caso delle malattie croniche infiammatorie intestinali si ha una sintomatologia che si manifesta con ripetute scariche diarroiche, sangue nelle feci, dolore addominale, calo ponderale, anemia e ritardo nella crescita.

 

GONFIORE E ROSSORE: PRINCIPALI RIMEDI

Le malattie infiammatorie croniche autoimmuni colpiscono con frequenza diversi soggetti in giovane età ed in percentuale differente a seconda del sesso di appartenenza.

Costituiscono l’archetipo della “medicina di genere”, vale a dire quella branca che si fa carico delle differenze e delle problematiche legate al sesso.

La gestione di una paziente donna in giovane età pone infatti l’importanza di garantirle la possibilità di avere figli.

Oggi sono stati fatti enormi progressi nella diagnosi e nelle terapie.

La scoperta che le cellule immunitarie comunichino per mezzo di citochine e molecole adesive ha permesso lo sviluppo di terapie efficaci.

I farmaci che bloccano una citochina scatenante l’infiammazione (inibitori di TNF o fattore di necrosi tumorale) ha portato ottimi risultati specialmente nell’artrite reumatoide.

Nel morbo di Crohn e nell’artrite psoriasica lo sviluppo di inibitori di interleuchina 1 (IL-1) e di interleuchina 6 (IL-6), molecole che bloccano l’accesso dei globuli bianchi e delle chemochine sono attualmente oggetto di sperimentazione.

Le chemochine sono il bersaglio dei farmaci di ultima generazione contro le patologie infiammatorie.

Si tratta di vere e proprie “parole” dell’infiammazione che richiamano la giusta quantità di globuli bianchi nel luogo dell’aggressione e nel momento più giusto in cui questa avviene.

La prossima frontiera del progresso è la farmaco-genomica che riguarda un altissimo livello di personalizzazione della terapia che richiederà ancora anni di ricerche prima di diventare una concreta possibilità terapeutica.

Tra i rimedi di uso comune per patologie infiammatorie sia acute che croniche ricordiamo i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) che di norma sono adatti quando il dolore è occasionale e di intensità moderata.

Sono disponibili in diverse formulazioni farmaceutiche: dalla compressa orale (che può risultare gastrolesiva) ai cerotti, pomate e gel per uso locale.

I corticosteroidi sono potenti antinfiammatori disponibili in compresse o in fiale.

Sono dei veri “salva vita” in alcuni casi, ma hanno pesanti effetti collaterali.

Gli immunosoppressori (Methotrexate, Ciclosporina, Ciclofosfamide e Azatioprina) impiegati per quei soggetti affetti da patologie infiammatorie di tipo cronico.

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